BRUNO CIAPPONI LANDI
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CORRIGENDA

Anche ai migliori studiosi capita di introdurre errori nelle proprie opere, o che ci finiscano per accidente.  In questa pagina segnalo quelli che ho trovato nel corso delle mie ricerche (nella speranza di non introdurne a mia volta).

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1859, [CANTU' Cesare] “ La Valtellina, la strada militare e l’Adda descritte ad un morto” è la prima storia delle valli dell’Adda e della Mera destinata a una larga diffusione. Contenuta in 168 pagine del quinto volume de “La grande illustrazione del Lombardo Veneto” è anche la prima illustrata (con ben 44 vedute). Curata da Cesare Cantù è stata pubblicata a Milano nel 1859). Scorrevole malgrado lo stile del tempo cade qua e là in qualche imprecisione.

p.33, “I Grumelli”, non risulta sia mai esistita in valle una famiglia di questo nome;

p.79, nella questione del sequestro del vescovo Raimondo Torriani da parete di Corrado Venosta è inesatto dire che “i suoi lo liberarono a forza”. Sequestrato nel 1269 e trattenuto nel castello di Boffalora presso Sondalo, nel giugno 1270 non era più prigioniero. Non si sa esattamente a quali condizioni venne liberato, ma non espugnando il castello la cui distruzione avvenne nel 1273 quando, per salvare i nipoti caduti prigionieri dei comaschi che lo assediavano, Corrado capitolò e si ritirò nel castello di Mazzo.

p.81, non 1505, ma 1504; non “del campanile”, ma “della cupola”; I due quadri del Caimi non sono a lato del coro, ma in cima alle due navate laterali; “marmo broccadello della Val Poschiavina”, secondo la tradizione i marmi del santuario venivano cavati nella zona del Pum.

p. 110, non 50.000, ma 30.000 zecchini;

p. 141, non “sasso di Mello”, ma di Remenno;

p.155, non “Dolcini”, ma Dolzino.

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1867, CROTTI Pietro, Poesie patrie erotiche dedicate agli amici di P.C. , Sondrio, Tip. Brughera ed Ardizzi, 1867. L’inequivocabile termine “erotiche” non trova alcun riscontro nelle poesie della raccolta spesso collegate al clima postrisorgimentale del tempo (Per la partenza dei giovani sondriesi per la Sicilia, Per la nomina del signor Caimi al grado di Maggiore, Aspromonte, Garibaldi in Inghilterra). Eroiche forse, ma erotiche proprio no. 

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1871. In uno scritto intitolato Amenità storiche, siglato con la lettera “G.” e pubblicato sul settimanale “La Valtellina” del 22 febbraio 1871, l'autore attribuisce allo scrittore del XVII secolo Orazio Landi, una enfatica descrizione della Valtellina con “grossolani storici abbagli”, che enumera nell’ambito di una critica condivisibile. Anch’egli però incorre in un abbaglio attribuendo al Landi una descrizione che è invece di Giovanni Battista De Burgo, “Abbate Clarenfe, e Vicario Apostolico Aladenfe nel Regno fempre Cattolico d’Irlanda” pubblicata nel volume: Hydraulica: o sia trattato dell’acque minerali del Maffino S. Mauritio, Fauera, Schultz e Bormio, Con la Guerra della Valtellina del 1618 fin al 1638 & altre curiofità, stampato nel 1689 a Milano, “Nelle Stampe dell’Agnelli”.

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1873. Le inesattezze della Guida alla Valtellina ed alle sue acque minerali con cenni storici, geognostici e botanici pubblicata per cura del Club Alpino Italiano Sede di Sondrio, Milano 1873, vengono segnalate e corrette nella voce “Correzioni ed aggiunte” a p.369 della seconda edizione a cura di Fabio Besta edita con titolo lievemente modificato: Guida alla Valtellina ed alle sue acque minerali pubblicata per cura del Club Alpino Italiano Sezione Valtellinese. Seconda edizione interamente rifatta e illustrata, stampata a Sondrio nel 1884 e nuovamente stampata nel 1987 in edizione anastatica a Sondrio a dalla Sezione Valtellinese del CAI.

Correzioni ed aggiunte 

-a p. 67 lin. 29 in luogo di 18 leggasi 19;

-a p. 123 lin. 19 in luogo di Longobardi leggasi franchi;

-a p. 175 lin.11 9in luogo di Lemberteghi leggasi Lambertenghi;

-a p.192 lin. 1 in luogo di sotto leggasi tosto;

-a p.226 si considerino come non iscritte le ultime due linee: i signori Francesco nobile Sassi de Lavizzari ed Enrico Buzzi desiderano che si sappia che non poterono toccare l’estrema cima del Roseg; Il sig. Sassi e il nob. Sig. Renzo Paribelli arrivarono a un terzo del cono, ma poi per il cattivo stato della neve, le continue valanghe e l’ora tarda dovettero retrocedere; I signori Buzzi e Magnaghi giunsero sino a circa cento metri dalla cima, ma non poterono proseguire per l’ora tarda;

- a p. 245 lin. 16 invece di atiam leggasi etiam, alla lin. 18 anziché di diritti leggasi dei diritti, e alla linea 32 in luogo di franchi leggasi fiorini;

-a p.249 in luogo di caduta leggasi cadente;

-a p.281 dopo la linea due aggiungasi: Tra I ruderi messi allo scoperto dai recenti scavi si trovarono le tracce dell’incendio: codesti ruderi permettono di determinare non solo la giacitura ma anche la planimetria del celebre castello. La chiesetta di S. Agnese che sorge sul dosso sottoposto è pur essa antichissima.

Lasciamo poi al cortese lettore la cura di correggere gli altri non pochi errori di stampa facili a rilevarsi.

Dopo che erano già stati stampati i §§ 12 e 14 che riguardano Sondrio I suoi dintorni e la Valle Malenco venimmo a conoscere due fatti importanti per I visitatori di quelle regioni, che cioè si sarebbe costrutto per conto della ditta Buzzi, che aveva fatto larghi acquisti di legnami in Val del Livrio, una strada carrettabile dal ponte sul Torchione in Albosaggia fino al Forno in detta valle (p.194), e per conto del R. Istituto topografico militare una  capanna rifugio sul Disgrazia, proprio a dieci minuti dalla cima (pag. 213). La strada sarà in breve compiuta, e per essa le sette ore di cammino a piedi da farsi per giungere da Sondrio alla cima del Corno Stella saranno ridotte a quattro e la salita potrà compiersi senza disagio in un giorno.

La capanna sul Disgrazia è costrutta di già e offre da qualche settimana ricovero a due ingegneri dell’Istituto Topografico quando essi, compiuti i rilievi che ora stanno eseguendo, la lasceranno, la Sezione di Sondrio del C.A.I. a cui, a quanto sappiamo, l’Istituto intende gentilmente farne dono, penserà alla sua conservazione. Questa capanna collocata a oltre 3600 metri è finora la più alta che sorga nelle Alpi italiane; essa permetterà ai visitatori del Disgrazia di contemplare senza stenti dalla magica vetta il tramonto e l’aurora.”

Non si è ritenuto di segnalare la pur grave inesattzze di avere chiamato Michele, l'illustre botanico Martino Anzi nella firma del suo contributo.

All’autore sfugge poi un refuso nella “Prefazione alla seconda edizione”:

- p. III, non avv. Ercole Valente, ma Valenti.

Oltre a quanto segnalato va aggiunto:

 a p. 254, riga 21, il refuso Cortene in luogo di Corteno

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1887, UN LIBRETTO PIENO DI SPROPOSITI

CORTI Siro, Regione Lombardia. Provincia di Sondrio. Illustrata da Carta Geografica e incisioni, n.24 della collana Le provincie d’Italia studiate sotto l’aspetto geografico e storico a norma delle Istruzioni Ministeriali”, Paravia, Torino 1887

Opuscolo di buona fattura di un apprezzato editore, carta eccellente, caratteri nitidi, efficaci le poche incisioni, leggibile in un fiato, ma … costellato di gravi inesattezze tanto che “lo si potrebbe definire: Un mosaico di spropositi sesquipedali”. Così l’anonimo autore della recensione pubblicata da “La Provincia” del 25 giugno 1887 con l’elenco degli “spropositi”.

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1890 BASSI Ercole, La Valtellina, Milano 1890, a p. 211.  “Una Caterina o Elisabetta Scanagatta, di Berbenno, intrepida donzella, s’arruolò sotto Napoleone I in luogo di un fratello pusillanime, per parecchie campagne prese parte a molte battaglie, distinguendosi tanto che raggiunse il grado di capitano. Ferita, se ne scoperse il sesso, e carica di onori, fu licenziata. Vi è una memoria stampata da un suo nipote, che ne racconta le gesta.”  In realtà la Scanagatta si chiamava Francesca, non era di Berbenno, ma di Milano, non si arruolò sotto Napoleone ma nell'Esercito imperiale austriaco, partecipò a pochissime battaglie, raggiunse il grado di tenente, non fu ferita e a rivelarne il sesso fu il padre per sottrala ai richi dei combattimenti.

Dando credito al Bassi, caddero poi in errore:

Bruno CIAPPONI LANDI, in Un po’ di storia e qualche lucido delirio su Berbenno e le origini della sua banda, in Corpo bandistico di Berbenno 110° anniversario di Fondazione (1876-1986), Sondrio, Litografica Valtellinese, 1986, p.39 e ancora in 1876-1991: Centoquindici anni del “Corpo Bandistico” di Berbenno…e la vita continua, p.39.

DE BERNARDI Luigi, Almanacco valtellinese & valchiavennasco. Cronaca illustrata di fatti e misfatti di casa nostra, Sondrio, Litografia Mitta, 1991, p. 145.

1890, UBERTI Giansevero, Valtellina, in Guida generale ai grandi laghi subalpini, Milano 1890.

In questo libro di 526 pagine dedicato ai gradi laghi, l’autore ha voluto includerne 39 sulle valli dell’Adda e della Mera, avvalendosi, come dice e ripete, della Guida alla Valtellina e alle sue acque minerali del Cai (Sondrio 1873 e 1884). Nel complesso è un buon lavoro, malgrado le imprecisioni che seguono.

p.83, L’Adda non “nasce nei ghiacciai del Frodolfo, ma dal monte Alpisella in Valdidentro, il Frodolfo è il suo primo affluente.

p.  84, Chiavenna: non prepositurale, ma arcipretale.

p.480, [nel 1616] “Il pretore che era svizzero”. Non poteva esserlo, la Repubblica delle Tre Leghe divenne Cantone svizzero solo nel 1803.

p.484, la stazione non è stata costruita “dove prima era il camposanto”.

p.485, il castelletto citato era poco sotto il castello di Masegra, non quindi “quasi in mezzo all’Adda”. L’equivoco nasce dal fatto che si chiama castelletto anche una piccolissima torre sotto la quale partiva il traghetto e che a metà Ottocento fu riattata e dotata di merli ghibellini.

p.489, è accertato che Alberto De Simoni nacque a Bormio il 3 giugno 1740.

p.495, il San Michele sulla cupola non è di bronzo, ma di rame.

p.497, le cave di marmo non erano a S. Perpetua.

p.499, la fonderia di campane Pruneri era a Grosio, non a Grosotto.

p.502, non militare, ma commerciale.

p.504, il Castelvetro fu sepolto nel giardino di Rodolfo Salis, il suo nobile protettore. Resta oscura la dizione “Giardino degli Stampi”.

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1895, ROTTA Paolo (sac. 1832-1911), Gite e rilievi storici archeologici nei dintorni di Milano, paesi e città limitrofe, Milano 1895.

1- In Da Milano in Valtellina, Sondrio, Teglio, Tirano, Bormio e lo Stelvio, p.145:                    

  -p. 147, Teglio non fu un “Municipio Romano” e la Chiesa di S. Eufemia non è mai “appartenuta ai  francescani”; non “marcia” ma “danza” macabra;

2- In Madonna di Tirano, Bormio, Stelvio, S. Caterina, Belvedere, Aprica, Edolo, p.149:

-p.149, non Omodel, ma Omodei;

 -p.150, la fonderia Pruneri non è Grosotto, ma a Grosio; il castello non “giganteggia” a Grosotto (da dove quasi non lo si vede), ma fra Grosio e Grosotto, in territorio di Grosio (di cui nemmeno si fa cenno);

 -la parrocchiale di Bormio non è dedicata a S. Lorenzo, ma ai Santi Gervasio e Protasio.

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SAFFRATTI Carlo, Guida illustrata di Sondrio e dintorni, I) Sondrio [1895]; II )Sondrio 1990:

-p. 11, ultima riga: non Bartolameo, ma Bartolomeo Besta;

-p. 39, 3a riga: non Cassa, ma Commissione Centrale di Beneficienza;

-p. 44, settultima riga: non Combalo, ma Combolo;

-p. 46, 2a riga: non Ligismondo de Macchi, ma Sigismondo de Magistris;

-p. 48, 3° capoverso, 4a riga: non erte, ma erto dorso;

-p. 62, quintultima riga: non Interortali, ma Interortoli;

-p. 64, quintultima riga: non longobardo, ma stile lombardo.

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1920, Ercole BASSI, La Valtellina. Guida illustrata, terzo migliaio, Sondrio, 1920 (l’anno è indicato in copertina mentre nel frontespizio figura ancora il 1912). Come scrive a p. 13, l’autore, che nella seconda edizione ha dichiarato di non volere cambiare la prefazione della prima, fa seguire alla stessa, che pure mantiene, una “Prefazione al terzo migliaio” in cui informa di vari cambiamenti e rinvia alla lunga serie di correzioni e integrazioni che figurano nell’Appendice (p.331-349.)

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1940, GIUSSANI Antonio,  La rivoluzione valtellinese del 19 luglio1620, Milano, Giuffré 1940.               A p. 123 si legge "il Cantù venne forse tratto a dare alla rivolta l'infelicisimo nome di sacro macello, purtroppo ripetuto in seguito, da altri, ma da cui noi rifuggiamo perché nulla veramente vi fu mai di sacro in quelle sanguinose giornate, salvo solo il pretesto...". Anche uno storico di valore indiscusso come il Giussani può cadere in errore, infatti Francesco Visconti Venosta nel suo "Notizie statistiche sulla Valtellina" del 1844, a proposito della “orribile carneficina” scrive “che allora fu detta, e si dice ancora il Sacro Macello.” E' probabile che l'errore  sia presente anche nella precedente edizione del 1935 pubblicato col titolo: "La ricossa dei Valtellinesi contro i Grigioni del 1620" (e premiata dalla R. Accademia d'Italia nel Natale di Roma del 1936).

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1959, SERTOLI SALIS Renzo, Tirano di ieri, Milano, 1959:
-48: non “presso re Vittorio”, ma “di re Vittorio presso il generale Garibaldi.”;

p. 51: non 27, ma 29 sera.

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1961, 1964,1999 SCAMBIO DI PERSONA

Un errore in cui è incorso don Lino Varischetti nel suo prezioso TIRANO  (Sondrio 1961, p. 95) riguarda l'attribuzione al prevosto Giuseppe Maria Quadrio (parroco dal 1707 al 1751, morto nel 1757), del libro: Storia memorabile della Prodigiosa Apparizione di Maria SS.ma nel borgo di Tirano. L'autore non è infatti il prevosto, ma un altro Giuseppe Maria Quadrio Nato  a Ponte in Valtellina nel 1707, si era laureato in Belle Lettere a Milano e successivamente in medicina a Padova, laico, sposato con prole, esercitava la professione medica a Ponte dove morì nel 1757. Oltre al libro sull'apparizione tiranese, edito a Milano nel 1753, scrisse sulle acque minerali del Masino, di Teda e di Trescore e lasciò un trattato sulla cura del cancro. Era membro dell'Accademia degli eccitati di Bergamo e promotore dell'Accademia dei taciturni di Sondrio. L'errore fu ripeturo dal Varischetti stesso anche in GIUSSANI VARISCHETTI, La Madonna di Tirano e il suo Santuario (Sondrio 1964 p. 88) e ancora, con citazione della fonte, da William MARCONI in Gianluigi GARBELLINI, William MARCONI, La Chiesa di San Martino in Tirano (Sondrio 1999 p.117)

A indurre in errore il Varischetti concorse sicuramente la circostanza che il libro è dedicato "Al Nobile uomo don Gian Maria Omodeo, prevosto della Venerabile Collegiata di San Martino", immediato successore di don Quadrio nella prevostura.

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1961, 1965, LA FRANA DI SERNIO, OVVERO, QUANDO IL NOME TRAE IN INGANNO
Chiunque, sentendo parlare della “frana di Sernio”, pensa che la frana si sia staccata dal monte di Sernio, località poco sopra Tirano, posta su un grande conoide di deiezione nel quale l’Adda, che scorre ad un livello assai più basso, si è dovuta scavata il letto in secoli di erosione. Si aggiunga che un’epigrafe posta su una casa di Lovero, paese più a monte, inondato dalle acque dell’Adda in tale occasione, recita: “cadde il monte di Sernio e si ristette d’Adda impedita nel suo corso usato…”. Così che Bruno CREDARO, nel suo pregevole Tirano (Lecco 1958, p.86), fa scendere la frana, appunto, dal monte di Sernio. La frana invece si staccò dalle falde del versante opposto, sotto Baruffini, frazione di Tirano. Nell’ inganno cadde di lì a poco anche Lino VARISCHETTI (Tirano 1961, p. 55), ma non nel successivo “Sernio” (Sondrio 1965).

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1968, DELLA BRIOTTA Libero, Mezzo secolo di vita politica in Valtellina e Val Chiavenna (1959-1913), Sondrio 1968. La lievità degli errori fa collocare questo libro fra i più corretti.

-p.60, nota 5: non Villa di Tirano, ma Tirano; nota n.6: non 1959, ma 1859.

-p.65, Mattoi, non Mattei.

-p.121, nota 53 e p.156, nota 4: don, non mons.

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1973, SPINI Giulio, in MAZZALI E. , SPINI G., Storia della Valtellina e della Valchiavenna, Sondrio  1973, vol. III p. 213  non “Sertoli Salis”, ma solo Salis. Il doppio cognome è ottenuto solo nel 1911 da Francesco Sertoli coniugato con con la contessa Rita Salis, ultima della stirpe dei Salis Zizers. 

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1979, 2000, CAMPANILISMO CHE FA INVENTARE LA STORIA

Per un assurdo campanilismo si è voluto far cadere in errore anche la serissima Guida turistica della Provincia di Sondrio di Mario Gianasso (Lecco 1979, p. 235 e Sondrio 2000, p.349) attribuendo a Grosotto uno dei due castelli di Grosio.

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1985, TROPPA GRAZIA SANT'ANTONIO

L’estensore della guida “Valtellina turistica & commerciale” (Sondrio 1985), colpito dal numero e dalla qualità degli economisti effettivamente legati a Morbegno (Sergio Paronetto, Ezio Vanoni, Pasquale Saraceno, Bruzio Manzocchi) vi include ad abundantiam Omero Franceschi che economista non era e Francesco Forte, economista sì, ma nato a Busto Arsizio, sondriese di adozione, ma ... privo di particolari legami con Morbegno.

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1986, AUTORI VARI

Storia religiosa della Lombardia. Diocesi di Como a cura di A. Caprioli, A. Rimoldi, L. Vaccaro, Editrice La scuola, Brescia 1986:

  1. PENSA Pietro, Dall’età carolingia all’affermarsi delle signorie p.83, riga XXV: non pieve di Berbenno, ma pieve di Ardenno.
  2. MARAZZI Lorenzo, Religiosi in Diocesi di Como (secc. XI- XVIII). Domenicani, p.179, riga XXVI: non Corrado Visconti Venosta, ma Corrado Venosta.
  3.  MARAZZI Lorenzo, Religiosi in Diocesi di Como (secc. XI- XVIII). Chierici regolari, p.187, riga IX: non Novate, ma Prata Camportaccio.
  4. FATTARELLI Martino, La situazione religiosa in Valtellina, p.205, riga XXIII, non Gian Antonio, ma Gian Giacomo Paribelli.
  5. GINI Pietro, Risveglio cattolico in diocesi dopo il 1945, p.294, riga IX: non Silvio, ma Ezio Vanoni.

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1990, MONTEFORTE Franco, in Editoria cultura e società. Quattro secoli di stampa in Valtellina (1550-1980), Sondrio 1990. Era inevitabile che l’imponente ricerca che ha impegnato l’autore in questa utilissima opera desse spazio a imprecisioni, che meritano però di essere rilevate e corrette.

  • p. 28, “Alla fine del 1911 viene proiettato a Sondrio il primo film”. In realtà un film fu proiettato nel capoluogo già nel 1897 (vedi “La Valtellina” 10.04.1897).
  • p.47, lo scultore Salvatore Pisani, per quanto attivo a Milano, era calabrese.
  • p.57, “adorazione perpetua”, non di S. Perpetua.
  • p.85, il dott. Dino Mazza non era medico, ma veterinario.
  • p.98, non Gnoli Renzi, ma Gnoli Lenzi.
  • p.116, Alba Cinzia Scalcini non è figlia, ma sorella di Fausto.
  • p.122, non Fabiani, ma Fabani Carlo.
  • p.170, Ausonio Zubiani muore nel 1921.
  • p.222, scheda “Vie del bene”: non Giuseppina, ma Lina Rini Lombardini.
  • p.230, Arnaldo Sertoli non era segretario, ma “vicepreside” (secondo la nuova terminologia) della Provincia (di cui diverrà preside nel 1929).
  • p.271 scheda “La Valtellina”: non Aldo, ma Dardo Sciutti.
  • p.274, non Rejna, ma Rajna.
  • p. 307, non Bruno Credaro come scritto nella didascalia della foto, ma Amedeo Pansera.
  • p.308, non Giuseppina, ma Lina Rini Lombardini.
  • p.309, edito dalla Pro Valtellina, non dall’Amministrazione provinciale di Sondrio.
  • p.310, lo studio sulla casa rurale bormina attribuito a Giuseppina Lombardini è dell’arch. Pierluigi Gerosa in "Studi storici bormiesi in memoria di Tullio Urangia Tazzoli"
  • p.312, non Lapo, ma Emilio Giani de Valpo.
  • non Nicola, ma Ermenegildo è il Lambertenghi indicato a p. 44 del II vol.

Nell’indice dei nomi:

  • Besta Giuseppe Napoleone, riguardano lui solo I, 165 e II, 112. Le altre un altro Giuseppe Besta;
  • non Borsatta, ma Bosatta D.
  • Botterini de’ Pelosi Giuseppe, aggiungere II, 67;
  • non De Valpo Lapo Giani, ma Giani De Valpo Emilio;
  • Epicuro, non “v. Lapo Giani de Valpo”, ma “v. Emilio Giani De Valpo;
  • non Fabiani, ma Fabani Carlo;
  • non Galviano, ma Glaviano Piervirginia;
  • non Ghisleri, ma Ghislieri Michele;
  • non Giulani, ma Giuliani Renzo;
  • Giuseppe Maria da Tresivio, non da Treviso;
  • non Gnoli Renzi, ma Gnoli Lenzi;
  • Lombardini G. è Lombardini Giuseppina;
  • Mila Massimo, p.123, non p.122;
  • eliminare “Proposto di Novate”;
  • Rini Lombardini non è Giuseppina, ma Lina;
  • non Sertori, ma Sertoli Salis Renzo;
  • Vitali (ing.) e Vitali Enrico sono la stessa persona
  • togliere Antonio Zubiani, la citazione riguarda Ausonio.

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BOSCACCI Antonio, Tirano e il suo santuario, Milano 1993:

-p-23, riga 1 e 2 sostituire con: “il parroco di Tirano Simone Cabasso e l’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca”;

-p. 42, didascalia della foto: non Arcangelo Gabriele, ma Michele;

-p. 60, didascalia della foto: non piazza Marinoni, ma Cavour;

-p.61, 2a col. 5a riga: non fronte ovest, ma est

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1996 Laura MELI BASSI, Appendice alla edizione anastatica de La Valtellina.Guida illustrata, Quinta edizione, Milano 1927-28 di Erciole Bassi.

Laura Meli Bassi, nipote dell'autore, in occasione della pubblicazione dell'edizione anastatica del 1996, ha voluto aggiungere un' appendice con "alcune modifiche concernenti le opere d'arte, nei casi di nuove attribuzioni, di mutate collocazioni e di distruzioni o sparizioni". Pare opportuno riportala.

APPENDICE

pp. VII-VIII - MORBEGNO - Chiesa di S. Antonio. Gli affreschi già ritenuti di Gaudenzio Ferrari sono attribuiti a vari pittori lombardi: Andrea de Gezis e Bernardino de Donatis nella 1.a cappella sin.; pittori della cerchia di Vincenzo Foppa nella 2.a capella sin.; Alvise de Donatis nella 3.a cappella sin.; Bernardino de Donatis e Vincenzo de Barberis nella 4.a cappella ds; pittore della cerchia del Luini nella 3.a capp. ds..

Nella chiesa arcipretale, la data che si legge nella Morte di S. Giuseppe del Lanzani è 1679.

p.I X - MENAROLA - Lapsus per MELLAROLO.

p. X - SASSELLA - La "vetrata artistica" della chiesa, anziché al de Passeris è attribuibile a Domenico Blevio.

SONDRIO - L'affresco proveniente da casa Orsatti è ora nel Museo Valtellinese di Storia e d'Arte.

"Benadoni", lapsus per "Benaduci".

Sutrium - v.nota a p.122

p. XIV - MAZZO - Il portale del battistero non è del Rodari, ma di un artista della sua cerchia, come dichiara la scritta: HOC OPUS COMPLEVIT M[AGIST]ER B[ER]NARDINUS DE MAROSIA 1508.

BORMIO (più precisamente FUMAROGO), chiesa di S. Lucia - L'affresco, già ritenuto del Valorsa, è invece attribuito a Giov. Andrea de Magistris. Nell'iscrizione riportata, uno spazio prima di "1524" fa supporre che dopo FECIT ci fosse un'altra lettera poi caduta, probabilmente una F. Si dovrebbe quindi leggere FECIT F[IERI] , "fece fare".

p. XVI - CHIAVENNA, fraz. Loreto - L'affresco con la Natività al n.134 non esiste più.

p- 25-26 - DELEBIO - Nella parrocchiale gli affreschi sono di Pietro Bianchi. Nell'oratorio annesso le quattro tele settecentesche sono opere giovanili di Giuseppe Antonio Petrini da Carona (Lugano), non posteriori al 1706. La Madonna del Rosario e Il Pontefice concede un privilegio a un signore (più precisamente Pio V che indice la crociata contro i Turchi) sono ora appesi alle pareti laterali della parrocchiale. Il Petrini nacque nel 1677 e il suo alunnato presso lo Strozzi è da escludere. Del Petrini, a Lugano, esistono tele nelle chiese di S. Antonio e di S. Carlo, non in S.Maria degli Angeli, evidentemente confusa con S. Maria d'Ongero a Carona, sopra Lugano, dove infatti il pittore dipinse.

Le due tele del Parravicini sono ora nella chiesa di S. Domenica.

p.27 - Nella chiesa di S. Domenica i due affreschi ritenuti di Cesare Ligari sono dei fratelli Torricelli di Lugano.

Agrippino, vescovo di Como, e la sorella Domenica vissero tra il VI e il VII secolo (morirono l'uno nel 615, l'altra nel 593), e sembra che provenissero da Aquileia, inviati da quel patriarca in seguito allo scisma dei Tre Capitoli.

Nell'oratorio Peregalli (S. Gerolamo) la pala dell'altare è del Petrini, come il ciclo pittorico delle Storie della Vergine a fresco, con le quadrature dei Torricelli e di Giuseppe Porro milanese.

p. 28 - Palazzo Peregalli, ora Cattaneo.

p. 29 - Massalli Ferrariq. e associatio-Pinxit anno MDCCLXI.

Il salone al primo piano è ora diviso orizzontalmente in due piani. In quello superiore sono murati gli affreschi, di Pietro Ligari, provenienti dal primitivo oratorio di famiglia e probabilmente rimossi in seguito al rifacimento di questo ad opera di Pietro Solari.

pp. 31-32 - Il Crocifisso di P. Ligari, datato 1722 (non 1733), fu rubato, recuperato e restaurato nel 1974.

p. 32 - Casina ex-Bassi, ora Gusmeroli, con portale e balconcino sovrapposto attribuibili a Pietro Solari.

p. 38 - DUBINO - Gli affreschi della parrocchiale, già ritenuti di C. Ligari, sono opere giovanili del Petrini, che nella stessa chiesa dipinse le tele di S. Isidoro, dei Martiri di Gorcum di S. Pietro e di S. Giovanni Evangelista.

Gli affreschi della Via Crucis a MEZZOMANICO, totalmente perduti, sono stati ridipinti recentemente.

p. 41 - MANTELLO - La grande ancona-ciborio con L'Ultima Cena e tutti gli arredi lignei della chiesa parrocchiale sono stati completamente spogliati dai ladri.

p. 42 e ill.20 a p. 39 - MANTELLO / PUSTERLA - L'attribuzione della Maddalena a C. Ligari non è sostenibile.

p. 43 - CINO - Nella parrocchiale la Morte di S. Giuseppe è replica, o copia, di quella di Andrea Lanzani (1679) nell'arcipretale di Morbegno.

p. 44 - MELLO - Nella parrocchiale gli affreschi del coro sono di Carlo Innocenzo Carloni, con le quadrature di Giuseppe Coduri detto il Vignoli. Del Carloni sono anche le tele degli altari di S. Stefano, del Crocefisso e della Madonna.

p. 45 - "La chiesetta di S. Giovanni di Bioggio", più propriamente "di S. Maria di Bioggio".

La tela attribuita al Canclini è stata trafugata.

p. 46 - RONCAGLIA - Nella parrocchiale la tela con S. Filippo Neri e la Sacra Famiglia non è attribuibile a C. Ligari. Le cappelle della Via Crucis nel sagrato sono affrescate dai Torricelli, non dai Ligari.

p. 47 - CASPANO - L'attribuzione a P. Ligari del disegno della facciata della parrocchiale è solo ipotetica.

pp. 47-48 - Dalle due ancone alcune parti sono state recentemente trafugate.

p. 48 e ill.33 a p.52 - Il dipinto è attribuito al grosino G.B. Costa (XVI/XVII sec.).

p. 49, ill.30 L'affresco nel coro della parrocchiale non è di P. Ligari, ma di Giacomo Parravicini Gianolo.

p.52 - Confraternita non di S. Paolo, ma di S. Carlo al Corso.

CAMPOVICO - L'Immacolata (non l'Assunta) è del Lanzani (1686).

p. 54 - ANDALO - Nella parrocchiale la pala dell'altar maggiore è di pittore ignoto. L'Immacolata è di P. Ligari.

p. 55 - ROGOLO - Nella parrocchiale gli affreschi delle due cappelle a sin. e i medaglioni della volta sono del Petrini.

Nella chiesetta di CASTELLO la tela dell'altare rappresenta la Madonna in trono col Bambino e Santi.

p. 56 - Nella chiesetta di FISTOLERA le tele sono scomparse.

p. 57 - S. PIETRO IN VALLATE - Il tempietto è intitolato anche a S. Maiolo abate di Cluny, vissuto nel sec. X, all'epoca della costruzione della chiesa da poco elevato all'onore degli altari.

p. 58 - COSIO - L'oratorio di PIANTINO non esiste più.

p. 59 - TRAONA - Congregazioni "francesi", lapsus per "francescane". Sopra il portale della chiesa del convento, Stimmate di S. Francesco dei Torricelli.

Nella parrocchiale, la volta del presbiterio è affrescata da Giacomo Parravicino Gianolo, con le quadrature di Giovanni Antonio Torricelli (1756).

p. 60 - La Caduta di S. Paolo è attribuibile non a Gaud. Ferrari, ma alla sua scuola.

p. 61 - L'affresco con la Madonna e il Bambino è stato da tempo staccato e rimosso.

pp. 62-64 - Nell'oratorio di S. Caterina di Corlazzo la Trinità è rappresentata con una testa di prospetto e due ai lati di profilo, secondo un tema iconografico che fu poi disapprovato dal Concilio di Trento, ed è presente in Valtellina anche a Morbegno e a Sacco (v. note alle pp.71 e 82-83). Tele e tavole sono scomparse. Gli affreschi cinquecenteschi sono attribuibili a G. Andrea de Magistris, non al Valorsa.

p. 68 - MORBEGNO - Nella chiesa arcipretale di S. Giovanni Battista il disegno della facciata, attribuito a P. Ligari, fu modificato in seguito, probabilmente dall'architetto Antonio Nolfi. Molti quadri che erano appesi alle pareti, dei Ligari, del Petrini e di altri, furono preda di un colossale furto nella primavera del 1995. La Deposizione di P. Ligari è ora sul 4.o altare sin..

p. 69 - Chiesa di S. Antonio: l'affresco di Gaud. Ferrari rappresenta la Natività. Il convento non è più sede dell'orfanotrofio; la chiesa, non più officiata, ospita manifestazioni culturali.

p. 70 -  Per le attribuzioni dei dipinti v. nota a p. VIII. Nel chiostro (non nel corridoio) la Pietà con Santi sopra la porta che immette nella chiesa, non è attribuibile al Valorsa, né la Natività con i Santi Giuseppe e Sebastiano a Fermo Stella. Entrambi potrebbero essere attribuiti a Vincenzo de Barberis.

p. 71 - La Trinità è simile a quelle di S. Caterina di Corlazzo e di Sacco (v. note alle pp.62 e 82-83).

p. 72 - Il portale è opera di Francesco Ventretta di Piuro, della cerchia dei Rodari.

p. 76 - Chiesa dell'Assunta: "S. Bernardo”, lapsus per "S. Bernardino" da Siena.

p. 77 - Il polittico su tavola ritenuto del Valorsa è invece attribuito a Vincenzo de Barberis.

p. 79 - L'affresco attribuito al Valorsa, ma forse di G. A. de Magistris, è stato asportato.

p. 81 - Il ponte di Ganda fu disegnato da Francesco Bernardino Ferrari e messo in opera dal Nolfi dopo il 1772.

p. 82 - SACCO - Nell'interno di una casa la Carità di S. Martino di Simone Baschenis d'Averara è del 1527, la Madonna col Bambino di Andrea de Passeris del 1502. Nel piazzale della chiesa la Pietà del de Passeris è del 1508.

pp.82-83 - In contrada PIRONDINI, la casa col locale affrescato (camera picta) è stata restaurata ed è sede del Museo dell'Homo salvadego. La Trinità sopra l'ingresso è simile a quelle di S. Caterina di Corlazzo e di S. Antonio di Morbegno (v. note alle pp.62 e 71).

p. 83 - Nella chiesa parrocchiale, la Discesa dello Spirito Santo fu donata nel 1562 dagli emigrati a Genova.

p. 84, ill. 58 - Affresco datato 1464.

PEDESINA - I fratelli Cassina, più che pittori, erano probabilmente imprenditori di opere murarie, che spesso venivano decorate da pitture. L'affresco quattrocentesco ritenuto di Simone d'Averana è opera di pittore non identificato.

p. 86 - ARSO (ARZO) - Il Crocifisso non è attribuibile a P. Ligari; l'ancona col Battesimo di Cristo è di Antonio Canclini (1595).

p. 90 - TALAMONA - Lo studio Gavazzeni non esiste più e i dipinti sono dispersi in varie collezioni.

p. 92 - L'attuale chiesa parrocchiale fu costruita a partire dal 1921. Della precedente, cinquecentesca, rimangono l'abside e il presbiterio, adattati a sacrestia, oltre al campanile ottocentesco. Gli affreschi, ora staccati, e le quattro tele attribuite al Valorsa sembrano piuttosto assegnabili alla cerchia dei de Barberis.

p. 95 - La Via Crucis della chiesa di S. Carlo si trova ora nella parrocchiale. Non è attribuibile a P. Ligari, ma forse al Romegialli.

p. 96 - TARTANO - attualmente la chiesa parrocchiale è quella di S. Barnaba.

p. 101 - ARDENNO - Nella parrocchiale il Cristo morto non è attribuibile a P. Ligari. L'ancona è opera di Giov. Angelo del Maino (1540) e fu dipinta e indorata da Battista da Legnano e da certo Francesco. La statua di S. Giovannino ed altre minori, visibili nell'ill. n.85, sono state asportate.

p. 102 - Nell'oratorio la pala con S. Pasquale Baylon, attribuita dubbiosamente a C. Ligari, è di Sebastiano Conca (1738).

BIOLO - Nella parrocchiale i dipinti di P. Ligari sono le tre medaglie a fresco nella volta della navata (1726): Dormizione, Assunzione e Incoronazione di Maria.

p. 103 - BUGLIO IN MONTE - L'attribuzione al Valorsa dell'ancona-trittico è da escludere.

p. 104 - L'attribuzione al de Passeris delle tre vetrate dipinte è dubbia, si può supporre l'intervento di Guglielmo della Porta.

p. 105 - La cattedra è opera di G.B. del Piaz.

p. 111- BERBENNO -  Nella parrocchiale l'attribuzione degli affreschi a C.Ligari non è sostenibile. I quattro Evangelisti nei peducci della volta sono del ticinese G.B. Colomba (1791). Le due grandi tele del Cinquecento (Angelo e Annunziata) sono attribuite a pittore lombardo della cerchia di Gaudenzio Ferrari.

La chiesa (oratorio) di S. Gregorio si trova nella frazione POLAGGIA. Dalla frazione MONASTERO proviene il trittico su tavola di Alvise de Donati (1512), ora al Museo Valtellinese di Storia e d'Arte di Sondrio (in seguito indicato in forma abbreviata come "Museo di Sondrio").

p. 112 - "Capellifere", lapsus per "coppellifere".

Francesca Antonia, (non Caterina, né Elisabetta),  Scanagatta nacque a Milano il 1°agosto 1776.

pp. 113-114, ill. 96 - CAIOLO - L'ancona della parrocchiale è opera di Vincenzo de Barberis.

p.1 14 - CEDRASCO - Nella parrocchiale le due grandi tele alle pareti del presbiterio (Un angelo annuncia a Gioachino la prossima nascita di Maria e Nascita di Maria) sono di P. Ligari, provenienti dal primitivo oratorio Peregalli di Delebio. Pure di P. Ligari è la pala dell'altare maggiore (Madonna col Bambino e Santi, 1742). Altra Madonna con Bambino e Santi sull'altare sin. è di C. Ligari.

Gli affreschi della chiesetta di S. Anna non sono del Valorsa.

POSTALESIO - Gli affreschi della parrocchiale sono del Romegialli e, nel coro, di Gius. Ant. Torriccelli con le quadrature del Massalli.

p. 116 - CASTIONE - Nella parrocchiale non vi sono dipinti ligariani. Di A. Caimi è il medaglione a fresco nella volta del coro, con l'Assunzione e l' Incoronazione della Vergine. La tela dell'altar maggiore è di Pietro Damini da Castelfranco Veneto (1592-1631). La croce d'argento (ill. n.97) è ora conservata al Museo di Sondrio.

p. 117 - MADONNA DELLA SASSELLA - La Natività ritenuta di Gaudenzio Ferrari è attribuita con maggiore fondamento a Vincenzo de Barberis. Recentemente restaurata, è stata trasportata nella chiesa del Rosario a Sondrio.

p. 118 - Anche il Cristo benedicente è attribuito al de Passeris, il quale, secondo un documento del 1511, era stato incaricato di dipingere tutta l'abside.

p. 122 - SONDRIO - Il nome non deriva da Sutrium, ma da Sondrium, dal tedesco Sonder, e significa terreno tenuto e fatto coltivare direttamente dal signore.

pp. 126-127 - Del vecchio ospedale rimane solo il pronao neoclassico, adibito a padiglione d'ingresso, dove è appeso l'affresco, riportato su tela, del Caimi.

Il teatro fu radicalmente modificato all'interno nel secondo dopoguerra e la decorazione del Ferrario è andata perduta. Ora si chiama Teatro Pedretti.

Chiesa collegiata dei Santi Gervasio e Protasio. All'esterno, nella lunetta sopra il portale principale, Madonna con i Santi Gervasio e Protasio, affresco quasi scomparso del Caimi. All'interno, altari laterali disegnati da P. Ligari; nella volta Assunta del Gavazzeni; al primo pilone a sin. Messa di S. Gregorio Magno di P. Ligari (1720): al 2.o altare sin. Morte di S. Giuseppe, affresco del Gavazzeni; nel presbiterio ai due piloni, Adorazione dei Magi e Circoncisione, tele attribuite ai pittori Recchi di Como (sec. XVII), già in sacrestia; alle pareti due grandi tele del Parravicini Gianolo e due di P. Ligari; al 2.o pilone ds. Morte di S. Giuseppe, tela del Petrini (1755), già nella chiesa di S. Rocco; al 2.o altare ds. Battesimo di Cristo, tela del Caimi; al 1.o pilone ds. Madonna del Rosario e Santi di P. Ligari (1738): accanto alla porta principale l'Arciprete Nicolò Rusca, tela del Caimi sopra la teca contenente le sue reliquie; in sacrestia Adorazione del SS. Sacramento di P. Ligari (1722). Le due tele con la testa e il busto di Cristo sono state trasportate nel Museo di Sondrio.

Il campanile, originariamente disegnato da P. Ligari, e successivamente modificato, fu completato nella parte superiore da Pietro Solari.

pp. 128-129 - Chiesa di S. Rocco. La tela del Petrini è ora nella collegiata (v. sopra). La predella del Valorsa è nel Museo di Sondrio. Nello stesso Museo si trovano l'affresco, riportato su tela, già attribuito al Valorsa (1536) ma assegnabile al Maestro di S. Lucia (Michele de Barberis), proveniente da casa Orsatti ("S. Pietro M.", lapsus per "S. Francesco d'Assisi"), e il frontale di torchio dell'ill. 111 a p.130.

Anche i Ritratti degli Arcipreti, già nella casa parrocchiale, si trovano ora al Museo di Sondrio.

pp. 129-130 - Il "nuovo palazzo delle scuole", già sede dell'Istituto Besta, è ora occupato dagli uffici dell'Amministrazione Provinciale.

Il palazzo della Provincia, sulla riva sin. del Mallero, fu in gran parte distrutto da un'alluvione nel 1927. Restaurato, è ora sede dell'Archivio di Stato di Sondrio.

L'attuale palazzo della Provincia, tra Corso Vittorio Veneto e Corso XXV Aprile, fu progettato dall'architetto G. Muzio (1932-1935). Il salone è adorno di encausti di G. F. Usellini.

L'ex-palazzo di Giustizia, in Corso Italia, è ora occupato dagli uffici del Comune. L'attuale palazzo di Giustizia è in Via Mazzini, nell'edificio ristrutturato che fu sede dell'Istituto De Simoni.

La lapide etrusca di Montagna e l'affresco proveniente da casa Orsatti (v. sopra) sono ora al Museo di Sondrio.

Il palazzo Quadrio, indicato comunemente come "Villa Quadrio" (1914), donato al Comune dalla celebre violinista Teresa Tua Quadrio, ospita la Biblioteca Civica "Pio Raina" e la Società Storica Valtellinese.

p. 130 - Nota (3): Riv. Arch. Como 1916

p. 131 - Il palazzo Sassi de Lavizzari, donato al Comune come sede di istituzioni culturali, ospita il Museo Valtellinese di Storia e d'Arte (con sezione del Museo Diocesano), istituito nel 1951, di cui si sta completando l'allestimento.

G. B. Zotti (non Ciotti) non nacque a Sondrio, ma a Corbolone di S. Stino di Livenza (Venezia), in data incerta. Pietro Ligari, di famiglia sondriese, nacque in Ardenno, paese della madre, nel 1686.

p. 132 - Non risulta, e non è nemmeno probabile, che la Kauffmann sia stata allieva di P. Ligari.

p. 133 - Nella chiesa della SS. Trinità a Como, ora del Seminario, C. Ligari affrescò figure di Santi non nella volta, ma nei peducci della stessa.

Vittoria Ligari non dipinse la Via Crucis di Roncaglia (v. nota a p.46) e la pala d'altare dell'oratorio di Cepina, ora al museo di Bormio, a lei attribuita, è opera di Giuseppe Prina (o Brina), v. nota a p.233.

p. 134 - "Benadoni", recte "Benaduci".

p. 137 - ALBOSAGGIA - La Madonna che adora il Bambino e la Nascita del Battista attribuiti a Sigismondo de Magistris (1523) - ma la seconda sembra più tarda e più scadente - ed alcuni arredi preziosi della parrocchiale sono ora al Museo di Sondrio.

L'affresco della torre Paribelli, attribuito a G. Battista de Mussio, è stato recentemente staccato e venduto alla Banca Popolare di Sondrio.

p. 140 - Il monastero di S. Lorenzo sopra Sondrio è ora casa di riposo per religiose.

Nell'oratorio della frazione LIGARI sopra TRIANGIA, la tela di P. Ligari, Decollazione del Battista, è stata trafugata.

Nota (1) - L'affresco non sembra del Valorsa.

p. 146 - CHIESA IN VALMALENCO - La vecchia parrocchiale è ora sede del Museo Storico Etnografico della Valmalenco, istituito nel 1972. Nella sezione artistica sono esposti i 14 quadri della Via Crucis di Pietro Ligari e dei figli Cesare e Vittoria.

p. 150 - CASPOGGIO - Nella parrocchiale il dipinto attribuito a Fermo Stella non esiste più.

p. 152 - LANZADA - Nella parrocchiale la tavola con il Crocifisso e Santi (ill.131) è stata restaurata.

p.153 - MONTAGNA - Il castello De Piro al Grumello è attualmente in restauro a cura del FAI.

p. 155 - Gli affreschi quattrocenteschi segnalati non esistono più.

Nota (1) - La pietra con iscrizione ritenuta nord-etrusca si trova ora al Museo di Sondrio.

p.156 - PENDOLASCO, oggi POGGIRIDENTI - Nella parrocchiale le grandi tele del coro sono di Alessandro Parravicini, nipote di Giacomo.

"All'esterno della chiesa. . .", più propriamente nel vicino oratorio del Salvatore, o del Crocefisso, Madonna e Santi di Fermo Stella nel porticato; all'interno, Scene della Passione e Resurrezione di P. Ligari (1722-23).

Da casa Toloni di Pendolasco/Poggiridenti provengono i due affreschi con le Opere di misericordia corporale della fine del sec. XIV, ora al Museo di Sondrio.

TRESIVIO - La lapide con iscrizione etrusca (o meglio nord-etrusca o retica) si trova nel museo di Sondrio.

Nella chiesa di S. Tomaso la vetrata dipinta non esiste più.

p. 157 - Il sanatorio di PRASOMASO è ora abbandonato.

p. 158 - PIATEDA - Un tempo il nome indicava l'abitato posto a 700 metri d'altezza, oggi detto "Piateda alta". Ora "Piateda" indica la parte bassa del paese, che si estende nel fondovalle.

p. 159 - SAZZO - La parrocchiale, dedicata a S. Michele, è comunemente indicata come "santuario di S. Luigi". L'ancona del Crocefisso e Santi (1596) si ritiene del Valorsa.

p.160 - CHIURO - Nella chiesa di S. Carlo gli affreschi della volta sono di C. Ligari (1767), con le quadrature del Coduri. Oltre ai dipinti di Giacomo Parravicini Gianolo vi sono tele di suo nipote Alessandro, di Gius. Prina (o Brina) e di altri. Una pregevole tela del Petrini, S. Vincenzo Ferreri, ritirata per ragioni di sicurezza, è sostituita da una riproduzione fotografica.

p. 161 - Nella chiesa parrocchiale gli affreschi di tre campate della volta sono del Prina (o Brina). Altri nel coro sono di Giacomo Parravicini Gianolo e del figlio Giuseppe. Gli stalli intarsiati del coro sono di Pietro Brasca di Como (1527), gli stucchi del ticinese Agostino Silva (sec. XVII).

La Madonna "che sembra del Valorsa" probabilmente si identifica con la Vergine con vari Santi e Papa Pio V nella casa parrocchiale.

La tela del 1.o altare a sin., creduta di P. Ligari, è di Giac. Parravicini Gianolo.

"Bracciale", lapsus per "braciere".

pp. 162-163 - PONTE - "La chiesa della Madonna di Campagna . . . ": confusione con la chiesa gesuita di S. Ignazio. Le notizie si riferiscono alla Madonna di Campagna, ad eccezione delle due tele del Parravicini, che sono in S. Ignazio.

La chiesa di S. Ignazio è ad aula, secondo il modello architettonico tridentino: ha nella volta la Gloria di S. Ignazio di C. Ligari (1749), alle pareti decorazioni attribuite al Muttoni, oltre alle due tele sopra menzionate del Parravicini, oggi restaurate.

p.163 - Nella parrocchiale le decorazioni prospettiche, più che al Coduri, sono attribuibili al quadraturista milanese Giuseppe Porro.

p.165 - Le quattro tempere attribuite a Gaud. Ferrari, o piuttosto alla sua scuola, si trovano ora al Museo parrocchiale. Il dipinto, già telone dell'organo e ora sopra il portale, è attribuito non a P. Ligari ma al Romegialli.

p. 167 - Negli scomparti dell'ancona, oggi assegnati a Giacomo del Maino, sono rappresentati la Vergine in adorazione del Bambino, episodi della Vita di S. Gioachino, quattro Santi e, al sommo, la Pietà.

"G. Battista da Musso", recte "de Mussio". L'affresco rappresenta la Madonna col Bambino e i santi Maurizio e Nicola da Tolentino, e la data va letta 1501

p. 168 - Chiesa di S. Gregorio: il quadro "di buon pennello" con la Madonna e S.Gregorio è attribuito ai fratelli Recchi.

Nella chiesetta di S. Bernardo la tela attribuita al Valorsa (Madonna col Bambino e S. Antonio abate) è stata rubata.

p. 171 - A monte del ponte di Premelè esistono alcune miniere di galena (solfuro di piombo) contenenti tracce d'argento, ma non d'oro.

p. 172 - TEGLIO - "Pirite di piombo": è da ritenere probabilmente galena.

p. 175 - Chiesa di S. Pietro: la statua lignea di S. Paolo non esiste più.

Importanti affreschi quattrocenteschi sono stati in parte recuperati nell'abside e nella navata.

Chiesa di S. Lorenzo: i restauri furono continuati a più riprese e ultimati nel 1986, comprendendo anche gli affreschi.

p. 176 - Chiesa di S. Giacomo: gli affreschi ritenuti del Valorsa sono piuttosto attribuibili a Vincenzo de Barberis.

Palazzo Besta: l'attribuzione a Fermo Stella degli affreschi del cortile non è sostenibile. In anni recenti sono state rimosse le ridipinture apportate durante il restauro diretto dall'arch. Perrone.

Nello stesso palazzo si trova l'Antiquarium Tellinum, dove sono esposte le importanti pietre di Caven e stele di Valgella, con figurazioni incise.

p. 181 - BIANZONE - La chiesa della Madonna del Piano è di stile bramantesco nel tiburio, per il rimanente barocco. Venne spogliata completamente dai ladri. Restaurata in anni recenti, è protetta dalle piene del torrente mediante un muraglione, e dai danni provocati dal traffico mediante deviazione della vicina strada statale. Non risultano all'interno affreschi del Muttoni.

p. 181 - VILLA DI TIRANO - Nella chiesa parrocchiale: un quadro del "Binda", recte "del Brina (o Prina)". L'Apoteosi o Gloria di S. Lorenzo è di Cesare, non di Pietro Ligari, e fu dipinta appositamente per quella chiesa nel 1750.

p. 182 - STAZZONA - La lapide romana (ill. 60 a p. 181) si trova ora nel Museo di Sondrio.

p. 183 - Nella parrocchiale il trittico ritenuto del Valorsa (ill.159 a p. 180) è di altro artista, come diversi dipinti nella stessa chiesa.

p. 187 - TIRANO - Palazzo Salis, ora Sertoli-Salis.

Nota (1) - Gli affreschi sono attribuiti a G. Antonio Cucchi (sec. XVIII).

p. 188 - Santuario della Madonna. Più che del Bramantino, è probabile che il progetto sia dei fratelli Rodari. L'asserzione che la facciata sia incompiuta è infondata. Il recente restauro ne ha ripristinato il colore originale.

p. 189 - PECTORE PRECES, recte PECTORE FUNDE PRECES.

"I cassettoni", lapsus per "il cassone" dell'organo. La cantoria è del Salmoiraghi, il resto del Bulgarini.

Nota (1): "dal 1575 al 1578", recte "al 1579".

p.190 - I paramenti donati dal Richelieu sono ora custoditi presso il Museo Etnografico Tiranese, istituito nel 1973, che ha sede nella settecentesca casa del Penitenziere, in Piazza Basilica.

Nella chiesetta di S. Perpetua, posta in alto allo sbocco della valle di Poschiavo, sono stati scoperti nel 1987 interessanti affreschi del sec. XII.

p.200 - SERNIO - L'ancona, riprodotta nell'ill. n.181, è attribuita agli intagliatori Giacomo e G. Angelo del Maino.

LOVERO - Nella chiesa parrocchiale gli intagli sono opera di G.B del Piaz (sec. XVIII).

Chiesa di S. Alessandro, ancona dell'altar maggiore: "Pochet", recte "Lochet".

p. 201 - Il "primitivo pittore del '400" dell'Incoronazione della Vergine è ritenuto Giovannino da Sondalo. 

p. 205 - MAZZO - Chiesa arcipretale: la tavola attribuita al Valorsa, ma probabilmente del Maestro di S. Lucia, Madonna con Bambino e Santi (S. Lucia, non S. Maria Maddalena), non è in sacrestia, ma presso il 1°altare sin.

pp. 205-206 - Gli affreschi di casa Quadrio e di casa Lavizzari non sono del Valorsa. Fra gli "affreschi primitivi" di casa Venosta, quello della "stufa" e di Giovannino da Sondalo.

p. 208 - GROSOTTO - Nota (1): "Lovere", lapsus per "Lovero". Il cancelletto presenta affinità con quello conservato al Museo di Tirano, opera di G. L. Spiller, proveniente dal santuario di Tirano.

p. 210 - Santuario della Madonna: l'ancona è opera di Pietro Ramus e aiuti.

Chiesa parrocchiale: la tavola con la Sepoltura di Gesù non è del Valorsa, ma di pittore non identificato, forse di scuola bresciana.

p. 211 - Marcello Venosta, più noto come "Venusti", è autore della tela con la Sacra Famiglia nella sacrestia del Santuario, erroneamente attribuita al Valorsa, il quale infatti la copiò ad affresco sopra l'ingresso della propria casa a Grosio (v. ill. n.198 a p.217)

L'inferriata della ill. n.192 non è di casa Triaca ma di casa Trinca.

p. 212 - GROSIO - Dei due castelli (Vecchio o di S. Faustino a valle, Nuovo o di Grosio a monte) rimangono gli imponenti ruderi. Ai piedi del secondo sono state scoperte negli anni 1970-73 le importanti incisioni rupestri della "Rupe Magna".

p. 214 - Chiesa di S. Giorgio: la Deposizione nella lunetta è di Andrea de Passeris. Del S. Gregorio, recte S. Giorgio a cavallo, sulla facciata non v'è traccia.

Non esiste la data 1476 sul fonte battesimale; secondo fonti documentarie esso dovrebbe essere del 1573.

p. 215 - "Sotto l'altare un affresco col S. Gregorio", recte "S. Giorgio".

Gli stalli del coro sono dipinti a finto intarsio, nello stile di P. Brasca. Affreschi del De Passeri sono stati recuperati nell'abside e nella volta. Altri, di stile bramantesco, nella cappella a ds. dell'altar maggiore. Interessanti affreschi votivi tappezzano le pareti della chiesa. I paramenti sono depositati presso la parrocchiale. L'intaglio dell'ancona è attribuito a Pietro Bussolo, mentre il de Passeris l'avrebbe dipinta. Nel 1983 un furto ha privato l'ancona delle statue di S. Giorgio, di due angeli adoranti e di Gesù Bambino. I "due piccoli vetri" non sarebbero opera del de passeri, bensì di un artista locale sensibile all'arte nordica, e furono realizzati fra il 1490 e il 1510. La cancellata dell'ossario risale alla ristrutturazione del 1730-1733.

pp. 215-216 - "Dipinti bizantini", in realtà quattrocenteschi.

p. 217 - Nella chiesa della frazione RAVOLEDO si esclude l'attribuzione a P. Ligari della Deposizione sopra l'altare.

p. 218 - La cappella Visconti Venosta nel cimitero di Grosio è opera dell'architetto pittore Giovanni Brocco.

p. 220 - TIOLO - L'attribuzione al Valorsa degli affreschi nella parrocchiale non è sostenibile.

p. 222 - SONDALO - Dopo il primo sanatorio "Pineta di Sortenna" fu costruito, negli anni 1932-1940, il grandioso Ospedale Climatico Regionale "E. Morelli", formato da una decina di padiglioni.

Nella parrocchiale il ciborio dell'altar maggiore è di Michele Cogoli (1696)

p. 223 - La chiesa di S. Rocco al Ponte è sconsacrata e adibita a magazzino. Stipiti e porte sono stati asportati. Il "fratello" del Valorsa è probabilmente il "figlio".

Nella chiesa di S. Marta gli affreschi sono in gran parte attribuiti a Giovannino da Sondalo

p.225 - Non esistono nel territorio ardesie e graniti. Per "orniblenda del Labrador" è probabilmente da intendere la labradorite, mentre le dioriti sono più precisamente gabbro-dioriti.

Nota (1): la pietra lavorata è ora al Museo di Sondrio.

p. 226 - L'affresco esterno di S. Agnese è del 1503, non del 1403, e raffigura il Crocifisso con la Madonna e S. Giovanni; è attribuito a Giovannino da Sondalo.

Valle di "Rezzo", recte di "Rézzalo".

MONDADIZZA - Nella chiesa della Madonna della Biorca anche il "pregevole dipinto su tavola" (Madonna col Bambino e Santi) è attribuibile al Valorsa.

p. 227 - FRONTALE - Nella parrocchiale la tavola con l'Imbalsamazione di Gesù è del pittore grosino G.B. Costa (1602?).

pp. 227-230 - L'alluvione del 1987 produsse la frana del monte Coppetto e l'allagamento del fondovalle, trasformando la fisionomia di tutta la plaga. Il Ponte del Diavolo non esiste più. Nelle macerie della chiesa di S. Martino in Serravalle sono stati rinvenuti piccoli frammenti d'affreschi d'epoca carolingia, a cui si erano sovrapposti quelli del 1494.

A S. Antonio Morignone è rimasta la chiesa di S. Bartolomeo di Castelaz, posta in alto (recentemente restaurata) con affreschi attribuiti a Giovannino da Sondalo e del Valorsa.

pp. 230-234 - CEPINA - La parrocchiale è dedicata all'Assunta, non a S. Maria Maddalena. La cancellata dell'ossario è opera, per la parte strutturale, di G. Colturi e G. De Gasperi                           mentre la parte ornamentale venne realizzata dal maestro Giuseppe Pino oriundo di Grosio in sette mesi di lavoro fra il 1726-27. L'attribuzione degli affreschi a P.Ligari è errata: gli autori furono Alessandro Valdani (1739) e G. Tommaso Billi (1743).

Nell'oratorio non si trova più la tela già attribuita a Vittoria Ligari (Assunta con i santi Caterina e Rocco), ora riconosciuta come opera del Prina (o Brina); essa è stata trasferita nel Museo di Bormio. L'ancona intagliata e dipinta (ill. n.217) è stata invece collocata in chiesa.

pp. 235-236 - FUMAROGO - Chiesa di S. Lucia: nell'abside della chiesa di sinistra più antica, gli affreschi (1545) sono attribuiti a Michele de Barberis da Brescia, nipote di Vincenzo. Sotto uno di questi fu ritrovato un frammento d'affresco del sec. XII, raffigurante S. Cecilia, ora nel Museo di Bormio. Sulla parete ds. della chiesa maggiore l'affresco del 1524, Madonna col Bambino e Santi, è attribuito a G.A. de Magistris (v. nota a p. XIV).

La tela dell'altar maggiore, Madonna col Bambino e Santi, è firmata da Antonio Bartolomeo detto il Genovesino e datata 1611.

p. 238 - Il giacimento dell'alta Val Zebrù (Cima delle Miniere) è costituito da magnetite (ossido ferroso-ferrico) e non da oligisto, varietà di ematite (ossido ferrico) Il giacimento di Pedenollo è invece formato da limonite (idrossido ferrico).

p.239 - BORMIO - Nella chiesa di S. Antonio, o del Crocefisso di Combo, la data della Crocifissione di A. Ferrari, di stile goticheggiante, non bizantino, è 1376, non 1367. Il pittore "che sentì l'influenza del Moretto da Brescia" potrebbe essere Paolo da Caylina il Giovane.

p. 242 - Chiesa di S. Spirito, ora di proprietà del Comune. L'attribuzione di alcuni affreschi al Valorsa non è comprovata.

La chiesa di S. Sebastiano, consacrata nel 1405 (non nel 1305) fu demolita nel 1940. La tela del Malosso (ma il manoscritto citato indica "Marozzi") Madonna col Bambino e Santi datata 1629, si trova ora nella parrocchiale. L'ancona del Paruta (o Baruta) si trova nel Museo di Bormio.

p. 243 - La chiesa di S. Lorenzo non esiste più e gli affreschi sono stati staccati e trasportati nell'albergo omonimo (v. p. XIV). Un affresco di Bortolino de Buris rappresentante Cristo sorgente dal sepolcro, la Vergine e Santi e l'arciprete Martino da Rezzano, (1474) staccato nel 1882 dalla demolita canonica presso l'arcipretale, è collocato nella chiesa di S. Antonio o del Crocifisso.

p. 244 - Nella parrocchiale i due quadri di Gius. Prina (o Brina) da Bergamo (non da Milano) sono del 1721.

L'ancona del Malacrida della chiesa del Sassello (ill.231 a p.250) è ora al Museo di Bormio.

Della chiesa dei santi Pietro e Paolo non esistono che pochi resti

L'oratorio di S. Barbara è ora sconsacrato e svuotato di arredi e dipinti.

p. 245 - Nel castello De Simoni ha sede il Museo di Bormio, che raccoglie, fra l'altro, opere d'arte provenienti da chiese del territorio.

Via Giunio Bruto: vicolo Galilei. L'affresco attribuito al Valorsa va probabilmente assegnato a G.A. de Magistris

p. 246 - Via Indipendenza: via Roma. L'affresco attribuito al Valorsa è probabilmente di G.A. de Magistris.

L'affresco di casa Cola è di Giovannino da Sondalo. La casa con l'affresco sforzesco era l'antica Dogana sud-est.

Nota (1): la "stufa artistica" si trova ora nella farmacia Peloni, in via Roma.

p. 248 - Nota (1) - La lucerna di pietra ollare, trovata nel 1820 in un sepolcreto di inumati con tombe a cassa di beole, passò nella collezione Sertoli di Sondrio e fu poi alienata agli inizi del '900.

pp. 252-253 - PIATTA - Nella chiesa di S. Pietro gli affreschi sono di Vincenzo de Barberis (1545). L'attribuzione della Madonna col Bambino al Valorsa non è comprovata.

p. 254 - PREMADIO - La parrocchiale, rifatta nel 1848, non è più aperta al culto. Dell'ancona, rubata e ricuperata in due tempi, sono andate perdute la statua di Santa Maria Maddalena, alcune lesene e ornamenti lignei gotici.

Le torri di Fraele, ritenute romane, sono in realtà medioevali.

p. 258 - PEDENOSSO - Le due antine dipinte sono ora custodite nella casa parrocchiale.

p. 259 - La valle di Fraele e i paesi di S. Giacomo e di Cancano sono stati sommersi dall'invaso dei due bacini idroelettrici.

p. 261 - UZZA - La chiesetta ottagonale è dedicata alla Madonna della Misericordia, non alla Natività; fu costruita intorno al 1705 su progetto di Stefano Panizza di Ponte.

Gli affreschi della facciata di S. Rocco, attribuibili a Giovannino da Sondalo, sono quasi completamente scomparsi.

p. 262 - TEREGUA - Gli affreschi sono attribuiti non al Valorsa, ma al Maestro di S. Lucia.

S. NICOLO' VALFURVA - L'ancona del vecchio ossario, spogliata dai ladri, si trova nell'oratorio dei Disciplini, dove ha [avuto la sua prima] sede il Museo Vallivo della Valfurva, interessante raccolta etnografica, con una sezione anche nella vicina di S. ANTONIO, dedicata alla panificazione.

p. 265 - S. CATERINA - I bei padiglioni Liberty della fonte ferruginosa sono stati smantellati.

p. 268 - BAGNI DI BORMIO - "Avanzi di terme romane" ai Bagni Vecchi di Bormio: tradizione non documentata.

p. 270 - Non è certo che la tela di S. Ranieri, dalla Terza Cantoniera dello Stelvio trasportata al Museo di Bormio, sia opera dell'Hayez, come lo stile farebbe supporre.

p. 271 - L'ill. n. 248 rappresenta la chiesa di S. Martino ai Bagni Vecchi prima che fossero smantellati il portico e il piccolo ossario.

p. 280 - NOVATE MEZZOLA - Nella parrocchiale gli affreschi della volta, distribuiti in scomparti da cornici di stucco dorato, sono opere giovanili di Giulio Quagli, da Laino d'Intelvi. La tela dell'altar maggiore è dei fratelli Recchi (1643), a cui si attribuisce anche quella del Crocefisso con Santi.

Nota (1) - Giulio Quaglio (da non confondere con un omonimo pittore seicentesco suo predecessore) non fu allievo del Tintoretto, morto nel 1594, ma del bolognese M. Ant. Franceschini, e maturò il proprio stile pittorico a Parma e a Venezia, guardando al Correggio e al Tintoretto.

Nel tempietto di S. Fedelino vi sono affreschi del sec. XI. La chiesa risalirebbe alla fine del sec. X.

Sostituire la terzultima riga con "1647, fatta a spese degli abitanti emigrati a Roma".

p. 284 - GORDONA - Il ponte detto "romano", ma in realtà del 1766, fu travolto da un'alluvione nel 1983.

p. 286 - MENAROLA - Velo "umerale", recte "omerale".

p. 297 - CHIAVENNA - Lo Sposalizio di S. Caterina della collegiata non è in sacrestia, ma in chiesa. Nella 2.a cappella ds. Madonna col Bambino e i Santi Domenico e Giovanni Nepomuceno, di P. Ligari (1738).

La tela con la Sacra Famiglia, proveniente dalla chiesa di S. Maria di Loreto, si trova ora nel Museo del Tesoro di S. Lorenzo.

pp. 297-298 - Il calice della chiesa di S. Maria di Fondo si trova nel Museo del Tesoro di S. Lorenzo.

p. 303 - Nota (1) - L'affresco della frazione S. Carlo è stato distrutto negli anni Sessanta.

PROSTO - La pianeta ritrovata nel 1620 negli scavi di PIURO si trova nel Museo del Tesoro di S. Lorenzo. È stata recentemente restaurata.

p. 304 - Nella parrocchiale i due confessionali sono opera di Giovanni Albiolo (fine del sec. XVII).

p. 305 - PIURO - Gli affreschi mitologici del palazzo Vertemate-Franchi, già attribuiti ai cremonesi Campi, sono ora riconosciuti come opere di artisti della cerchia di G. B. Castello, quali G. Guarinoni o A. M. Caneva, ripresi dalle xilografie di Bernard Salomon illustranti un'edizione delle Metamorfosi d'Ovidio del 1557.

p. 307 - L'architetto Guglielmo Volpi e Guglielmo Ponzoni sono la stessa persona: Guglielmo Volpi Ponzoni.

p. 308 - Piuro rimase sepolta nel 1618, non nel 1518.

"Auroso", recte "Aurogo". Scavi sono in corso in località PRATO RUINA. I reperti sono esposti al Museo di Piuro, nella chiesa di S. Abbondio.

Nella chiesa di S. Martino di Aurogo, a SANTA CROCE DI PIURO, durante i restauri del 1972 sono stati scoperti affreschi dell'XI secolo.

p. 309 - "S. Bernardo", recte "S. Bernardino".

p. 310 - VILLA DI CHIAVENNA - La statua della Madonna col Bambino fu eseguita da Yvo Strigel di Memmingen (1494), su commissione dei fedeli di Villa, e non proviene dalla chiesa di Castelmur in Bregaglia, (erroneamente citata come Castelnuovo).

p. 311 - "CANNETO" lapsus per "CANETE"

p. 316 - S. GIACOMO E FILIPPO - Il ponte, postmedievale, fu abbattuto nel 1963. Nel santuario di S. Guglielmo: Antonio "Caramolo", recte "Caracciolo".

p. 320 - GALLIVAGGIO - Nel santuario, Crocefisso con cinque Santi cappuccini, tela di C. Ligari (1739).

Il periodo "In un eremo . . . Guglielmo d'Orange" (recte Orenga) è da spostare alla p. 317.

p. 327 - Da STUETTA ha inizio il grande bacino idroelettrico.

 

Bruno Ciapponi Landi in: Vera Pick, Il memoriale di Vera 1943-1945, Sondrio 2006

Non è mai esistito un “campo della Croce Rossa di Aprica” erroneamente citato da me nella prefazione e la comunità ebraica che dimorò all’Aprica non visse in un campo di raccolta, ma prevalentemente presso privati.

Bruno Ciapponi Landi, Donne in armi legate alla valle [Bona Lombarda e Francesca Scanagatta] in "L'Ordine" 26 luglio 2018 p.3.

La data del presunto rapimento di Bona da parte di Brunoro Salvitale non è il 1417 come indicato, (probabile  anno di nascita della fanciulla), ma il 1432. 

 

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  BRUNO CIAPPONI LANDI  
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