|
|
|
PUBBLICAZIONI E PRESENTAZIONI
1996 - Pubblicazioni |
|
Ma che musica, maestro! in , CIAPPONI LANDI Bruno, , 1996, p. |
|
Leggi tutto |
|
Echi culturali dalla Valtellina, Bormio e Valchiavenna, in "Quaderni Grigionitaliani", CIAPPONI LANDI Bruno, , 1996, p. |
|
Leggi tutto |
|
1996 - Presentazioni |
|
Luisa Moraschinelli, Uita d'Abriga cüntada an dal so dialet (agn'40), Ciapponi Landi Bruno, , Sondrio 1996, p. 133 (7) |
|
---------- |
|
Testo della presentazione
Dopu tanc' agn e tanc' més
l'aqua la turna ai so paés
Dopo tanti anni e tanti mesi l'acqua ritorna da dove è venuta. Questo il senso del proverbio: gira gira e si torna alle origini, alle fonti delle nostre prime conoscenze, alle radici della nostra cultura più elementare, alle cose che abbiamo visto e conosciute per prime nell'infanzia. E per raccontarle c'è lì pronta la vecchia lingua di casa: il dialetto del nostro paese (magari nella variante usata nella nostra contrada); la lingua, cioè, in cui le abbiamo imparate.
E' la storia di questo nuovo libro di Luisa Moraschinelli dedicato all'Aprica della sua infanzia, un'Aprica fatalmente perduta di cui è difficile ritrovare oggi le tracce, se non proprio nella memoria di autentici aprichesi di un tempo come appunto l'autrice.
Si tratta di un ritorno, perché l'affermazione umana e sociale della Moraschinelli è andata crescendo quanto più essa si è allontanata dal dialetto a cominciare dalle sue prime esperienze scolastiche ed a quelle lavorative in Italia e in Svizzera, dalle prime esperienze giornalistiche di corrispondente di testate locali, alle più impegnative e recenti di autrice di libri. Una esperienza che è andata via via crescendo proprio in relazione al progredire della padronanza della lingua italiana e del suo uso.
Ma qui, in questo luovo libro, improvvisamente, cambia registro: torna precipitosamente sui suoi passi, relega la lingua italiana al ruolo sussidiario della "traduzione a fronte", non pensa neppure per un attimo di impiegare i segni diacritici comunemente usati dagli studiosi di glottologia e scrive in dialetto, ma così, come se lo parlasse. Sembrerebbe risponde ad una esigenza ancestrale e pressante di rivisitare, per farlo rivivere attraverso la narrazione, l' antico mondo della sua infanzia; perduto, ma ancora vivo nel suo ricordo. Forse spera di trovare un angolino nella memoria di altri in cui depositarlo perché possa ancora rivivere, all'infinito forse.....
La Moraschinelli si attiene a canoni "classici" della cultura orale del mondo contadino, dal ricorso alla rima per l'evidente facilitazione mnemonica, alla scelta degli argomenti: il volgere dei giorni, dei mesi e delle stagioni; la descrizione di personaggi tipici (quasi archetipi sociali locali); i mestieri del contadino di montagna, per concludere con i mulini del paese, praticamente le uniche macchine complesse che ebbero una certa diffusione anche in montagna.
L'Aprica che ci presenta in "lingua originale", convinta di offrircela così più autentica e più viva, è quella che ha amato bambina e che ama ancora nel ricordo che ne conserva.
E' per questo che nonostanti le mie ferme convinzioni che il dialetto vada studiato e documentato, più che mantenuto in vita artificiosamente; che si tratti di una lingua da parlarsi e non da scriversi (men che meno in poesia), non mi sono sottratto all'invito di scrivere questa presentazione.
Mi è parso meritarlo l'autenticità di fondo che emerge, trasparente, in questa ultima fatica della Moraschinelli e il suo bisogno di testimoniare in questo modo, che gli fa assumere valore di documento contemporaneo di rilievo etno-linguistico.
Bruno Ciapponi Landi
|
|
|
|
Cici Bonazzi, Dizionario Tiranese-Italiano con repertorio Italiano-tiranese, Ciapponi Landi Bruno, , Canberra (Australia) 1996, p. VI-LV, 1975 |
|
Leggi tutto |
|
Cominetti Ennio, Melodie natalizie, Cd, Ciapponi Landi Bruno, Casa musicale eco, 1996, p. |
|
Leggi tutto |
|
|
| |
|