BRUNO CIAPPONI LANDI
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PERSONE - CALVI LORENZO

Ricordo del prof. Lorenzo Calvi. Era stato primario del neocostituito reparto di Neurologia dell’Ospedale di Sondrio  di Bruno Ciapponi Landi, in "La provincia" del 27 luglio 2017.

È morto a Milano il 19 maggio scorso il prof. Lorenzo Calvi, lo psichiatra che fu il fondatore e primario del primo reparto di neuropsichiatra dell’ospedale civile di Sondrio, anticipando quel rinnovamento che avrebbe poi interessato le cure psichiatriche e fatto superare i manicomi. Di famiglia milanese di antica tradizione, era nato a Milano il 20 maggio del 1930.

A Milano si era laureato in Medicina, specializzato in Malattie Nervose e Mentali ed aveva poi raggiunto, prima, la libera Docenza in questa materia e, più tardi, quella in Psichiatria.

A Milano frequentò anche il corso di Musatti alla Statale ed il Laboratorio di Psicologia istituito da Padre Gemelli alla Cattolica. Qui l’incontro con la Neuropsichiatria fenomenologica, che diverrà la sua passione, e con il prof. Danilo Cargnello, studioso della fenomenologia, considerato il divulgatore in Italia della scuola di Binswanger. È Cargnello, allora direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Sondrio e del neocostituito reparto di Neurologia dell’Ospedale Civile, che nel 1958 lo vorrà suo assistente per la conduzione di questa iniziativa, allora pionieristica. Nel 1966, a 36 anni, ne diverrà primario, il più giovane d’Italia dell’epoca. Dall’interesse condiviso con Cargnello per la psichiatrica fenomenologica nacquero alcune pubblicazioni e relazioni a congressi.

Lascerà Sondrio, dove sono nati i suoi tre figli, per Lecco per aprirvi il primo reparto di neurologia che dirigerà fino alla pensione.

Gli anni sondriesi furono importanti per la sua formazione professionale. Grazie al fatto che Cargnello era uno dei pochissimi psichiatri italiani autorizzati, poté utilizzare da pioniere il primo antidepressivo mai apparso, l’imipramina, scoperta da Roland Kuhn, allievo di Binswanger. Tuttavia, se l’esperienza poneva la remota Sondrio più all'avanguardia di tanti altri centri, non meno innovativo fu l’approccio terapeutico con cui i due psichiatri si occupavano dei pazienti, quello più umanistico, guidato dalla passione filosofica e quello più biologico sostenuto dalla formazione medica. 

Nel mondo della ricerca Calvi fu attivissimo e fino all'ultimo ha svolto un'intensa attività scientifica e didattica. Aveva contribuito a fondare la Società Italiana per la Psicopatologia (da cui è derivato il noto Corso residenziale di Figline Valdarno), ma la sua iniziativa più impegnata nel settore fu la rivista “Comprendre”, organo ufficiale della Società Italiana per la Psicopatologia.

Non solo l’aveva concepita e avviata, ma anche stampato e spedito per il mondo i primi 5 numeri ciclostilati. Era nata come la realizzazione di un sogno, ispirato al celebre motto “Bisogna essere realistici: realizziamo un'Utopia!”. Calvi iniziò una corrispondenza con i principali studiosi al mondo i quali risposero con entusiasmo inviando articoli. Il successo fu tale che gli fu proposto di trasformare il periodico in un allegato alla Rivista Italiana di Freniatria, la più antica e blasonata rivista italiana, ricevendo così un riconoscimento e una veste editoriale ben più consistenti ma conservando la sua totale indipendenza. Calvi se ne occupò da solo con tenacia dal 1988 al 2010, quando ne cedette la direzione a Gilberto Di Petta.

Intellettuale di ampi interessi aveva una predilezione per la filosofia (era stato allievo del filosofo esistenzialista Enzo Paci) e interlocutore di vari filosofi fra i quali Carlo Sini e Roberta De Monticelli oltre che amico di padre Camillo De Piaz e di don Abramo Levi. 

Il professor Calvi si è spento serenamente dopo aver salutato, con quel sorriso che lo caratterizzava, la moglie Mariella e i figli Giacomo, Vittoria, Andrea e i nipoti.  Fedele ai suoi principi, formati anche con la partecipazione al primo comitato bioetico, aveva rifiutato con serena convinzione l’accanimento terapeutico.

Chi lo ha conosciuto, con quel suo atteggiamento mite, potrebbe stentare a credere che la sua capacità decisionale potesse andare oltre le “regole”, invece, per il bene dei suoi malati, non esitò ad “occupare” con essi una parte del preventorio, che la burocrazia tardava a trasferire all’ospedale, dove il suo reparto disponeva di spazio insufficiente. Il gesto ebbe anche una certa eco sulla stampa e, di fatto, fu apprezzato, perché permetteva di sottrarre i pazienti all’ineluttabile destino manicomiale. Fu una rivoluzione silenziosa condotta decenni prima della legge Basaglia che istituì i primi ufficiali reparti di Psichiatria (SPDC).

Alla Valtellina rimase sempre legato per le solide amicizie, in particolare in ambito culturale ed artistico, oltre che per la sistematica frequentazione del Bormiese. Nel mondo della Neuropsichiatria ha lasciato un grande vuoto testimoniato anche dall’eco che la sua morte ha suscitato sulle riviste specializzate, con riferimenti alla sua attività scientifica (Riccardo dalle Lucche www.psychiatryonline.it/node/6791, Gilberto Di Petta www.psychiatryonline.it  Paolo Collavero www.psychiatryonline.it . Altri articoli sono comparsi su giornali del Centro e Sud Italia.)

Roberta De Monticelli gli ha dedicato un affettuoso ricordo apparso sul domenicale del Sole 24 ore del 21 maggio, disponibile all’indirizzo web: www.phenomenologylab.eu/index.php/2017/05/omaggio-lorenzo-calvi/.

 

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