Giovanni Battista Della Cagnoletta (Sondrio 1898-1971), laureato in legge e abilitato alle funzioni di segretario comunale, nel 1928 è segretario dell’Unione Industriali e nel 1931 regio podestà di Montagna in Valtellina.. Suo padre, Arturo, era stato direttore della Banca Popolare ed aveva sposato una Del Felice della nota famiglia notarile sondriese. Il nome Giambattista lo aveva ereditato dal nonno (Sondrio 1824-1889), veterano della Guardia Nazionale accorso alla difesa dello Stelvio nel 1848 e ancora combattente nel 1859 al momento dell’unione della valle al Regno Sardo che, come si legge nel suo necrologio, era di fede politica liberale e di professione Aiutante ingegnere del Genio Civile a riposo. La moglie Marianna era una nobile Lambertenghi, famiglia ben radicata nel Tiranese, ma con rami rigogliosi anche a Bormio e a Sondrio. La madre di Marianna, Marietta Sebregondi, era a sua volta nobile e sua sorella Giuseppina era andata sposa a Gerolamo Pedoja, un perito agrimensore che si era fatto onore nel 1848 partecipando ai fatti d’armi del Caffaro, allo Stelvio, alla Battaglia di Novara nel glorioso Battaglione Valtellinese e, ancora allo Stelvio, nel 1866 nella Legione della Guardia Nazionale dove si era meritata la promozione a Capitano. Sia il nonno Giovanni Battista sia suo cognato Gerolamo erano rappresentanti di una classe sociale nuova, destinata a prendere il posto tenuto per secoli dalla diffusa e ben radicata nobiltà locale, una borghesia che la partecipazione alle guerre risorgimentali, che avevano riunito l‘Italia sotto la corona sabauda, rendeva degna di imparentarsi con la nobiltà, aperta alle professioni liberali, soprattutto di toga, mediche e – sia pure meno di un tempo - al sacerdozio e alla monacazione delle figlie. E’ l’onda lunga di questa condizione che porterà alla laurea nei primi decenni del Novecento anche il futuro agente generale dell’INA, che reggerà l’agenzia fino al subentro del nipote Francesco Schena.