BRUNO CIAPPONI LANDI
Ricerca nel sito:
 
BLOG

L'epidemia di colera del 1830 a Sondrio

Dalla “Cronica genealogica della famiglia Sertoli di Sondrio” del nobile Giacinto Sertoli (1770 - 1853), inedita,  sull’epidemia di colera del 1836, che colpì anche la sua famiglia con la morte della figlia Marianna e della sorella Giuseppa.



 “Marianna, nata il febbraio 1811 morì di Colera morbus il 3 agosto 1836, quando stava per decidersi a prendere marito, fu trasportata cadavere senza pompa al Cimitero e tosto ancor calda sotterrata con calce. Non tardò a seguirla colla stessa malattia la fedele sua donna di servizio Domenica Silvestri che l’aveva baciata morta. E qui non si deve tacere ai posteri il dolore, lo spavento e la confusione che sparse in tutti questo pestifero contagio allorché fra le prime vittime involò quella giovane di tanto merito, timida per natura e sensibile. Invano furono [prese] tutte le precauzioni antecedenti, quella di non andare in Chiesa, sentir messa a porte aperte, e trattar con poche persone non conosciute e scelte. Invano fu che fosse assistita sempre dal medico curante D.r Battista Ferrari, da una levatrice, dalla sua donzella Maria Bertalli, dalla donna di servizio Domenica Silvestri che tanto l’amava, da due uomini inservienti, e dall’Arciprete che l’animava e confortava. Tutta la famiglia fu costretta a sortir di casa fra i sospiri ed il pianto di notte tempo, senza poter trasportare alcuna cosa, a cercar ricovero. Non più gli amici, non più i parenti loro offrirono cosa alcuna, tutti si nascondevano e li fuggivano. Neppure si trovavano alberghi che li volessero alloggiare, né persone a forza di promesse di denaro, e di preghiere portassero aiuto e soccorso. Il solo nipote don Azzo Carbonera loro offrì tre letti abbandonati che teneva in una casa disabitata in cima al di lui giardino a settentrione dove si dice al Crappo. Ivi si collocò tutta la famiglia in una camera […] Arrivò il giorno che i ricoverati seppero esservi nella stessa casa superiormente un moribondo che moriva di colera. Stavano pensando di rientrare a casa quando la sorella di don Giacinto, Giuseppe vedova Paribelli, “secondata dai di lei figli, raccolse in casa sua i profughi dove con difficoltà si poterono ammucchiare i letti forniti da don Azzo Carbonera. E la famiglia di Francesco Valaperta raccolse in casa sua i tre maschi.” Due giorni dopo però anche la generosa Giuseppa, si ammalò di colera è morì. “Dal medico curante venne tosto intimato agli alloggiati di sortir da casa se non volevano essere sequestrati. Allora tornarono nella propria cassa, a costo di perdere la vita, donde erano partiti”, dove le pareti fumavano ancora per la calcina e l’aria [era ammorbata] “In grazie dell’abbruciamento dei cadaveri dei colerosi defunti e dello spurgo delle camere. Grazie al cielo le dette vittime suggellarono la diffusione del contagio, e tutti i rientrati in casa erano per molto tempo guardati e fuggiti dalla società”.


29/04/2020 - 00:26
  Biografia | Attivitą | Pubblicazioni e presentazioni | Blog | Associazioni ed enti | Persone e cose | Link | Contatti
Privacy policy | Cookies policy
 
  BRUNO CIAPPONI LANDI  
Smartware