BRUNO CIAPPONI LANDI
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Mostra TESSUTI E RICAMI SACRI DELLA BASILICA DELLA B.V. DI TIRANO
INVITO

Il Sindaco della Città di Tirano, Pietro Del Simone
il Rettore del Santuario, Aldo Passerini
la Soprintendente ad interim per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologio Carla Enrica Spantigati
il Presidente del Museo Etnografico Tiranese, Mauro Rovaris,

hanno il piacere di invitarLa all'inaugurazione della mostra

TESSUTI E RICAMI SACRI
I PARAMENTI DELLA BASILICA DELLA B.V. DI TIRANO
che si terrà alle ore 17 di venerdì 20 ottobre 2006
presso il Museo Etrnografico Tiranese (piazza Basilica 30 - Madonna di Tirano)

La mostra, curata dal Comune di Tirano e dalla Soprintendenza per il patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico di Milano con l’apporto della Diocesi di Como - Santuario di Tirano,
è aperta con i seguenti orari:
da martedì a venerdì 15,00 - 17,00
sabato e domenica 10,00 - 12,00 e 15,00 - 18,00
lunedì chiuso.

Organizzazione

MUSEO ETNOGRAFICO TIRANESE
Piazza Basilica, 30 - 23037 Madonna di Tirano
Tel. e fax 0342 701181 - museo.tirano@provincia.so.it

Contributi

REGIONE LOMBARDIA - Culture identità e autonomie della Lombardia
PROVINCIA DI SONDRIO
COMUNITA' MONTANA VALTELLINA DI TIRANO
CAMERA DI COMMERCIO DI SONDRIO
PRO VALTELLINA Fondazione della Comunità Locale
GRUPPO BANCARIO CREDITO VALTELLINESE

Patrocinio
MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI

La mostra si articola in tre sezioni:

CINQUECENTO E SEICENTO, dal 20 ottobre al 30 novembre 2006
SETTECENTO, dal 7 dicembre 2006 al 25 febbraio 2007
OTTOCENTO E NOVECENTO, dal 3 marzo al 9 aprile 2007

Comitato scientifico

Bruno Ciapponi Landi, Assessore alla Cultura
Cecilia Ghibaudi, Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Milano
Sandra Sicoli, Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Milano
Fulvio Besana, Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Lombardia
Gianluca Bovenzi, storico dell’arte studioso di tessuti
Isabella Bocchio, storica dell’arte studiosa di tessuti
Gianluigi Garbellini, studioso di storia locale
Marilena Garavatti, vice direttrice del museo

Catalogo (in corso di stampa)

a cura di Cecilia Ghibaudi e Bruno Ciapponi Landi

contributi di Piera Antonelli, Isabella Bocchio, Gianluca Bovenzi, Marilena Garavatti, Gianluigi Garbellini, Cecilia Ghibaudi, Rita Pezzola, Sandra Sicoli


TESTO DEL PIEGHEVOLE

La mostra nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di Tirano di ricordare il cinquecentenario dell’apparizione della Madonna a Mario Omodei, avvenuta nel 1504, che portò all’edificazione del Santuario dedicato alla Vergine. La devozione popolare arricchì nei secoli il luogo sacro con arredi, a volte, di grande valore. Fra questi si distinguono per bellezza e per grazia i paramenti sacri spesso ignorati perchè non più usati a causa del loro cattivo stato di conservazione, mai esposti e che finora non erano stati oggetto di studi specifici. Si tratta di prodotti d’artigianato artistico d’alto livello per l’uso di una materia pregiata come la seta, per l’impiego abbastanza frequente di filati metallici in oro e argento e per la complessità del lavoro della tessitura che comportava lunghi tempi di esecuzione. I preziosi ricami che li adornano documentano, anche per la Valtellina, la perizia degli abili ricamatori di cui la Lombardia era famosa.
La mostra è divisa in sezioni per poter confrontare l’evoluzione e il cambiamento del gusto nell’ornamentazione e nella tessitura attraverso un percorso cronologico che si snoda lungo i cinque secoli di vita del Santuario. La prima sezione è omaggio all’apparizione della Vergine, proponendo i reperti che la illustrano. Seguono, in successione, i paramenti approntati nei secoli seguenti, come acquisto o dono di devoti, il più celebre dei quali è il parato in velluto donato nel 1636 dal cardinal Richelieu. Con questo si confrontano alcuni esemplari di eccezionale bellezza come il parato in terzo in seta cremisi ricamato in argento o il paliotto di seta a bande bianche e rosa salmone dai delicati, splendidi ricami floreali, scoperto in questa occasione. Il ragguardevole numero dei pezzi viene messo in mostra in tre successive sessioni, la prima propone i reperti documentanti l’apparizione della Vergine e le vesti sacre risalenti al Cinquecento e al Seicento; la seconda, quelle del Settecento, infine l’ultima, quelle dell’Ottocento e del Novecento.
All’interno dell’esposizione è stata approntata una sezione dedicata alla didattica, per mostrare le modalità esecutive della tessitura.

Apparizione
Si presentano qui i paramenti e i ricami dedicati all’apparizione della Vergine a Mario Omodei. Primo fra tutti il magnifico velo che copre la statua della Madonna nella cappella a lei dedicata all’interno del Santuario. Il sacro simulacro, intagliato nel secolo XVI da Giovanni Angelo del Maino, fu adornato nel 1746 da un prezioso manto in seta grigia con decorazioni a fiori, care al gusto settecentesco. Esso dispiega i suoi raffinati colori grazie al restauro curato nel 2002 dal laboratorio di restauro della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico Etnoantropologico di Milano. Di ambito settecentesco è pure il ricamo raffigurante la scena dell’apparizione entro una pregiata cornice dorata di gusto rococò. Infine nel 1871 venne prodotto dalla ditta Luigi Martini di Milano il fastoso paramento proposto, per la preziosità del ricamo a girali e volute ornate da rose, fiordalisi e molteplici fiori, all’Esposizione di Arte Industriale di Milano del 1871. Le vesti sacre sono adornate da medaglioni, anch’essi ricamati, raffiguranti la scena dell’apparizione oltre a episodi della vita della Vergine, san Michele e san Martino, patrono della cittadina.

Cinquecento
Qui è esposta un’unica pianeta, il più antico paramento del Santuario giunto fino a noi, databile alla seconda metà del secolo XVI. La veste sacra, dall’inconsueto colore azzurro, cara evidentemente alla devozione popolare, venne a più riprese restaurata e rimaneggiata con lo scopo di mantenerla comunque in funzione, così che ora appare formata da due tessuti differenti.

Seicento
Alla prima metà del secolo è databile la pianeta rossa impreziosita da ovali raffiguranti altrettante scene sacre e da un dovizioso ricamo floreale dal complesso significato simbolico. Del 1636 è il parato in terzo, in velluto, forse di manifattura francese, donato dal cardinal Richelieu. Fra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo è invece databile il bellissimo paliotto, formato da cinque bande di tessuto di seta bianco e rosa salmone. Lo splendido manufatto, uno dei capolavori della mostra, è decorato da un ricamo a fiori su cui graziosamente volano farfalle e si posano altri animaletti e dagli stemmi delle famiglie Salis e Wolkenstein.

Settecento
Il secolo si apre col magnifico e fastoso parato in terzo in seta cremisi ricamato in argento, uno dei più preziosi dell’intera esposizione. Ad esso si contrappone un insieme di pezzi in seta bianca, ricamati in oro e filati policromi che, pur simili, appartengono a parati diversi. Fra questi, tutti collocabili cronologicamente alla fine del Settecento, risalta il paliotto recante al centro la scena dell’apparizione della Vergine derivata dal dipinto eseguito nel 1773 dal pittore bolognese Gaetano Gandolfi per la chiesa della Madonna di Campagna a Ponte in Valtellina e riproposto l’anno seguente da Michele Annoni per la chiesa arcipretale dei Santi Pietro e Paolo di Tresivio.

Ottocento
Per il ricco corredo del Santuario in questo secolo gli amministratori si rivolgevano a imprese quasi tutte milanesi, tranne poche e rare eccezioni. Alle botteghe artigiane si sostituirono in questo secolo ditte altamente specializzate che presentavano i propri manufatti alle esposizioni d’arte industriale nazionali e internazionali. Sono i Giussani, i Pescini, i Martini che lavoravano sia per committenze sacre che laiche. Di alcuni manufatti, ormai scomparsi, non rimangono che i campioncini di tessuto inviati dalle ditte o il disegno preparatorio, a documentare un patrimonio assai più ricco di quello giunto fino ai nostri giorni.

Novecento
Con l’avvento di nuove tecnologie alla produzione dei laboratori qualificati subentrò quella industriale: si potevano produrre tessuti di ottima fattura, molto meno costosi recuperando, a garanzia della qualità, motivi ornamentali derivati dalla tradizione dei secoli passati. Ne è esempio il piviale in seta rossa prodotto nel 1961 dalla ditta Creppi di Milano per volontà della famiglia Quadrio Curzio, che ripropone ricami derivati da modelli antichi. Esso si accompagna ad una serie di piviali commessi dall’ordine dei Servi di Maria che officiarono il Santuario dal 1923 al 1974.



12/10/2006 - 15:20
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